L’auto elettrica e il boom annunciato e rimandato

Pochi modelli, prezzi elevati, mancanza di punti di ricarica: i veicoli a zero emissioni stentano a decollare su scala globale e soprattutto in Italia. Problemi e considerazioni nel nuovo rapporto di Repower. Intanto cresce il consorzio Ionity per la rete di rifornimento veloce in Europa.

L’industria mondiale dell’auto è pronta a investire una novantina di miliardi di dollari in ricerca e sviluppo per i modelli elettrici nei prossimi anni, con il 2020 che potrebbe essere il punto di svolta per l’affermazione della mobilità a zero emissioni.

Sarà davvero così?

Nella nuova edizione del rapporto sui trasporti ecologici (allegato in basso), in particolare sulle vetture alimentate esclusivamente dagli accumulatori al litio e quelle ibride pure o plug-in che si possono anche allacciare alla presa di corrente, Repower sostiene che uno dei nodi da sciogliere è “creare un ecosistema in cui i veicoli elettrici possano muoversi e soprattutto ricaricare le batterie”.

Per il momento, infatti, siamo lontani dall’annunciata rivoluzione della mobilità che intende chiudere i conti col dieselgate e abbandonare gradualmente i motori termici. Soprattutto in Italia, anche perché manca una politica nazionale volta a favorire l’acquisto di modelli a basse emissioni e a costruire una rete diffusa di punti di ricarica.

Vedi anche il nostro approfondimento sui test di omologazione: Emissioni auto, perché le regole Ue non bastano a fare “pulizia”

Nel nostro paese ci sono diverse iniziative a livello locale, evidenzia Repower, affidate allo slancio “verde” delle singole amministrazioni regionali o comunali, ma senza una strategia condivisa su tutto il territorio, di conseguenza il quadro di regole-incentivi è molto frammentato.

Così in Italia le vetture elettriche continuano a rappresentare una quota irrisoria del mercato complessivo: 0,1% delle nuove immatricolazioni nel 2017, 1.879 in totale, +38% in confronto ai dodici mesi precedenti. La Nissan Leaf è stata il modello più venduto lo scorso anno (499 unità), davanti alla Renault Zoe e alla Tesla Model S.

Anche a livello globale, nonostante qualche eccezione, come la Norvegia che nel 2017 ha fatto il 52% delle immatricolazioni con i modelli elettrici/ibridi plug-in, il dato delle vendite dei veicoli “puliti” rimane inchiodato intorno all’uno per cento del totale.

La Cina, con una strategia di elettrificazione molto aggressiva, potrebbe contribuire in modo decisivo al successo delle vetture a zero emissioni su scala mondiale. Lo scorso anno, in Cina si sono vendute 777.000 auto a batteria, +72% rispetto al 2016, mentre l’Europa s’è fermata a 307.000 (+38%) secondo i dati riportati da Repower.

L’altro elemento che sta rallentando notevolmente l’eliminazione dei motori termici convenzionali, chiarisce Repower, è la scarsa disponibilità di modelli 100% elettrici sul mercato italiano, una decina in tutto e dai prezzi mediamente più elevati nel paragone con analoghi modelli a benzina/diesel.

Poche auto, colonnine di ricarica assenti, prezzi alti: per far decollare la mobilità a basse emissioni di CO2 bisognerà agire su più fronti, con maggiore impegno e coordinamento tra soggetti pubblici/privati, raccomandano gli analisti di Repower.

Intanto si sta allargando il consorzio Ionity, lanciato lo scorso novembre dalle case automobilistiche tedesche più Ford, che punta a installare una rete di ricarica velocein Europa, con centinaia di punti di rifornimento super-veloce a 350 kW in grado di estendere l’autonomia delle batterie in pochissimi minuti.

Il secondo punto di forza del progetto, cui hanno appena aderito altre case tra cui Volvo, FCA, Jaguar-Land Rover e Tesla, è la piena compatibilità delle colonninecon i modelli di tutti i costruttori (la rete supercharger di Tesla, al contrario, è “proprietaria” quindi accessibile solo alle vetture del marchio Usa).

Con questa futura rete, ha commentato Giuseppe Mauri di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico, il centro pubblico che ha contribuito a definire i nuovi standard europei per le colonnine), gli automobilisti potranno avere tempi di rifornimento compatibili con quelli degli attuali distributori di carburante, oltre alla certezza di contare su punti di ricarica sulle principali arterie continentali.

I prossimi passi per accelerare l’adozione delle vetture 100% elettriche?

Secondo Mauri, è necessario “un nuovo deciso progresso nella tecnologia delle batterie. Occorre un ulteriore incremento delle prestazioni in termini di capacità e durata. Come RSE stiamo partecipando ai tavoli e ai progetti europei, dove si stanno ponendo le basi per una vera rivoluzione nel campo delle batterie e dei sistemi di accumulo”.

 

Dal sito www.qualenergia.it

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